Rossi: "Tra romite contrade" (Lamento di Olimpia) - Christina Pluhar, Giuseppina Bridelli, Луиджи Росси
С переводом

Rossi: "Tra romite contrade" (Lamento di Olimpia) - Christina Pluhar, Giuseppina Bridelli, Луиджи Росси

Альбом
Rossi: La lyra d'Orfeo & Arpa Davidica
Год
2019
Длительность
188840

Нижче наведено текст пісні Rossi: "Tra romite contrade" (Lamento di Olimpia) , виконавця - Christina Pluhar, Giuseppina Bridelli, Луиджи Росси з перекладом

Текст пісні Rossi: "Tra romite contrade" (Lamento di Olimpia) "

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Rossi: "Tra romite contrade" (Lamento di Olimpia)

Christina Pluhar, Giuseppina Bridelli, Луиджи Росси

Оригинальный текст

Tra romite contrade

mesto il cor, sparso il crin, vaghe le piante

folle men vivo, abbandonata amante.

Un ingrato Bireno

mi rapì, mi tradì,

m’allettò, mi schernì.

Sopra scoglio di fede

le promesse mi diede,

poi d’amante infedele

sul mar del pianto mio spiegò le vele.

Ma non curi, non curi,

lo scherno che mi fe’, scorno gli fia,

là dove il suol più s’erge,

là dove il suon rimbomba,

sarò delle sue fraudi e specchio e tomba.

Griderò, griderò:

Un ingrato Bireno

mi rapì, mi tradì,

m’allettò, mi schernì.

Per lui m’accesi il seno,

per me si punse il petto,

poi cangiando desio

saldò la piaga sua col foco mio.

Semplicette fanciulle,

che di finti amatori

siete in un tempo e predatrici e prede,

estinguete gli ardori,

non vi fidate, no non vi fidate!

Deh mirate, mirate

com’io piango gli errori,

com’erro senza guida.

Così va chi si fida!

Перевод песни

Tra romite contrade

mesto il cor, sparso il crin, vaghe le piante

folle men vivo, abbandonata amante.

Un ingrato Bireno

моя рапія, моя традиція,

m’allettò, mi schernì.

Sopra scoglio di fede

le promesse mi diede,

poi d’amante infedele

sul mar del pianto mio spiegò le vele.

Ma non curi, non curi,

lo scherno che mi fe’, scorno gli fia,

là dove il suol più s’erge,

là dove il suon rimbomba,

sarò delle sue fraudi e specchio e tomba.

Griderò, griderò:

Un ingrato Bireno

моя рапія, моя традиція,

m’allettò, mi schernì.

Per lui m’accesi il seno,

per me si punse il petto,

poi cangiando desio

saldò la piaga sua col foco mio.

Semplicette fanciulle,

che di finti amatori

siete in un tempo e predatrici e prede,

estinguete gli ardori,

non vi fidate, no non vi fidate!

Deh mirate, mirate

com’io piango gli errori,

com’erro senza guida.

Così va chi si fida!

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